Qui troviamo il Col. Zorio che ci ordina di portargli Elefante in divisa. Brunello si incarica della faccenda e dopo un po’ ritorna spingendo avanti Elefante e tenendogli la pistola puntata nella schiena. Rebecchi provvede a mettere fuori uso la motocicletta tirando alcuni colpi nel serbatoio. Gli alpini, che si sono resi conto dell’accaduto, rivolgono occhiate, gesti e parole di disprezzo al loro ex-Comandante.
Elefante mi vede e mi viene incontro; tenta di sorridere e mi dice, compiaciuto, che è tornato con noi. Gli rispondo che non ne ha eccessivo merito dato che non ha potuto fare diversamente. Il Colonnello Zorio ha con lui un breve colloquio; risultato è che Elefante viene esonerato dal comando e sostituito dal Capitano Vecchia che, pur essendo il meno anziano fra i capitani, è il più idoneo. Elefante rimane consegnato nella casa del comando, piantonato da due sentinelle armate.
Segue un primo rapporto ufficiali in cui si assicura Vecchia che con ogni nostra migliore volontà collaboreremo nel difficile compito di guidare gli uomini nel momento critico che si sta attraversando. A mezzanotte, in un successivo rapporto, Vecchia notifica che pare che i tedeschi ci metteranno nell’alternativa di combattere a loro fianco o di darci prigionieri. Si discute a lungo sull’argomento e soprattutto si cerca di trovare quale soluzione possa andare a maggior vantaggio della truppa. La radio trasmette le più disparate notizie sulla situazione in Italia. Pare che si combatta contro tedeschi, inglesi, reparti fascisti. Tutti sono preoccupati per le famiglie oltre che per la situazione nostra. Il morale è depresso e sfiduciato. Si vocifera che gli inglesi sono sbarcati a Nizza o a Marsiglia, ma si tratta di notizie senza fondamento.
Dai superiori comandi non si sono avuti, e neppure si avranno in seguito direttive di sorta.