La mattina dell’11 ancora si discute in vari rapporti sulle decisioni da prendere. Pare che alle due alternative supposte in un primo tempo, se ne aggiunga ora una terza: quella di collaborare con i tedeschi in qualità di lavoratori. Ognuno di noi ha ben chiaro il concetto che questa terza alternativa offre una soluzione a chi teme la guerra e la prigionia. Non è certo una soluzione degna di un ufficiale, ma è quella a cui pare si rivolgano in maggioranza le intenzioni degli alpini. Le crisi di coscienza, i dibattiti, le considerazioni che ne derivano sono inenarrabili. Non si conclude nulla.
Anita Agostà porta un conforto alle nostre preoccupazioni promettendoci il suo interessamento per far giungere notizie alle nostre famiglie: scriverà lei stessa nella speranza che le lettere possano passare la frontiera.
Nel pomeriggio dell’11 i tedeschi vengono per conoscere le decisioni del reparto dopo aver rese ufficialmente note le tre alternative già esposte. Li comanda il Capitano Von der Ete, correttissima persona che vivamente elogia Vecchia, Tomba, Rebecchi e Marzolini i quali aderiscono a far parte della Wetermacht ed ha parole di simpatia per tutti. In considerazione della disciplina che ha tenuto inquadrato il Battaglione, lascia agli ufficiali la pistola. Io seguo la linea di condotta già stabilita: seguo gli alpini che, nella loro totalità, hanno aderito a collaborare con i tedeschi in qualità di lavoratori. Brunello e Dell’Orto fanno altrettanto e così tutti gli altri ufficiali del Battaglione.