Domenica 12 il Cappellano del Battaglione, don Vigilio Grandi, dice la messa al campo e, alla fine, recita questa preghiera:
“Grande Iddio che nei segreti disegni della divina Provvidenza hai segnato per gli uomini giorni di gioia e di dolore, dacci oggi la forza di portare la croce che ci hai assegnata. Fai che questi sacrifici ci portino alla gioia immensa di ritornare al conforto delle famiglie riunite attorno al nostro focolare. Accogli, o Signore, il nostro sacrificio e la preghiera dei nostri bimbi. Benedici la nostra patria affinché risplenda presto per essa il sole fulgido della tranquillità. Illumina i nostri ufficiali perché, con la loro guida si compiano i desideri del nostro cuore. A te, grande Vergine, Madre di Dio e Madre nostra, affidiamo le nostre famiglie e le nostre case”.
Vedo, mentre don Vigilio legge ad alta voce la preghiera, molli occhi luccicare. All’Elevazione, quando il reparto deve limitarsi all’ “Attenti”, non avendo armi da presentare, mi sento un nodo alla gola quasi che la immensa sciagura del nostro esercito mi comparisse completamente soltanto allora.
Nel tardo pomeriggio Vecchia, Rebecchi e Tomba vengono a salutarci. Ci abbracciamo con vivissimo affetto, ma è evidente che le vie diverse che abbiamo scelte ci separano, da quel momento, non solo materialmente. Da parte mia trovo molte giustificazioni al loro comportamento ed è senza dubbio lodevole il loro intento di continuare la guerra secondo la parola precedentemente data; ma è lecito ad un ufficiale italiano militare in un altro esercito? ed è lecito abbandonare il reparto? Il temperamento avventuroso di Rebecchi e di Tomba, più che ogni altra considerazione, li ha portati a tale decisione. Ma Vecchia è un debole, un timido, un sentimentale e dubito che possa seguire la sua via senza pentirsi.