Cescafo, da parte sua, manovra senza interruzione il bidone da 6 litri, che, non capisco come, si vuota e si riempie continuamente. Miracoli degli alpini! A partire dal giorno 20, ogni mattina, dei sottufficiali tedeschi vengono a contarci e questa è una cerimonia che ci pesa non poco: è una periodica conferma della nostra situazione, è il quotidiano memento della nostra perduta libertà. Ma ci si fa forti e si tira innanzi.
Noto, nel complesso, che i miei alpini, nonostante che i gradi abbiano perso il loro valore gerarchico e nonostante che io non sia più al loro comando, continuano a rispettarmi ed ad autoimporsi una certa disciplina. Ritorno al mio passato di ufficiale col pensiero e mi compiaccio di non aver mai data alcuna punizione. In fondo in fondo questi uomini trentacinquenni hanno dimostrato di essere dei grandi bambini.
Nei giorni della tragedia sono rimasti attorno agli ufficiali in attesa di un consiglio, di una parola di incoraggiamento, come se per noi non esistessero vincoli ed incognite. Io so in coscienza di averli consigliati alla soluzione migliore. Non mi stupisce di sentire che alcuni fra essi ci accusano di averli trascinati sulla via che faceva più comodo a noi! Ma è evidente che in questa calunnia c’è più ignoranza che cattiveria. Io non solo so di aver agito nel loro interesse, ma so anche di averli seguiti e non trascinati. A ciascuno che richiedeva un consiglio io sempre cercavo di esporre la situazione nel modo più obbiettivo e lasciavo a loro prendere una decisione esclusivamente personale.