A Chateau Vert, dunque, non abbiamo comodità e nella stanza ci si muove a stento. Nel cortile di una fattoria vicina c’è un’unica pompa a mano di fronte alla quale c’è perennemente una lunga teoria di gente che aspira a lavarsi. Il recinto nel quale possiamo muoverci è limitato, ma anche qui le sentinelle sono italiane e così possiamo sgranchirci le gambe sui viottoli di campagna attorno. Piantiamo una cucina di fortuna nel cortile e Allievi si incarica di farla funzionare coll’aiuto di un attendente. Al nostro gruppo, composto da Brunello, Dell’Orto, Ronda, Gavioli, Allievi, Castelli, Mainardi e da me si aggregano, per la mensa, alcuni alpini del “Monte Cauriol” – Bulzarchi, Ungania e Manni – che condivideranno la nostra sorte anche in seguito. C’è con noi pure un gruppo di bergamaschi: Gallabresi, Tori, Bosticco, Vivons, Tiraboschi. Collaboriamo tutti al funzionamento della cucina pelando le patate, portando acqua, procurando legna. Bisogna riconoscere che Allievi compie dei miracoli di arte culinaria perché con le scarse razioni riesce a mettere assieme dei piatti che ricorderemo sempre con rimpianto.
Abbiamo passate un paio di notti sul materasso io, sul pagliericcio gli altri, steso a terra; il giorno 10 ottobre troviamo delle canne da di contadini poco lontani e ci facciamo dei lettini. Così, di giorno in giorno, la inospitale dimora si rende più confortevole; si costruiscono mensole, tavolini, si mette in funzione la radio, si completa l’impianto elettrico. Una sera viene da noi il tenente tedesco che tenta un atteggiamento cordiale nei nostri riguardi ma è evidente che cordialità, nei nostri rapporti, può essercene ben poca. Senza contare poi che la sua presenza ci impedisce di ascoltare radio Londra le cui trasmissioni hanno sempre un benefico effetto sul nostro morale. Radio scarpa (la trasmissione dell’informazione bocca a bocca) porta la notizia che è stato firmato un armistizio tra Germania e Russia. In queste notizie, che giungono da chissà quali fonti, di bocca in bocca, fino ai più reconditi anditi, c’è sempre un fondo di verità. Così si discute sulle conseguenze che un tale fatto potrebbe avere sulla guerra. Probabilmente questa si prolungherebbe all’infinito e per noi sarebbe un disastro. Nella nostra situazione non c’è più alcun interesse per la vittoria dell’uno o dell’altro; c’è soltanto un immenso desiderio, una perenne segreta speranza che tutto finisca presto, che ci si lasci tornare a casa.