Al giorno 20 la partenza è stata dimenticata, non se ne parla più. Viene accordata un’altra casermetta e così si riacquista un po’ di spazio. Ci viene accordato il permesso di scrivere e ritento l’esperimento nonostante la solita sfiducia. Passo le giornate leggendo e giocando di tanto in tanto alle carte. Ci viene regolarmente passata una discreta razione di tabacco che, unita alle sigarette che ho di scorta, mi da il modo di togliermi anche la necessità di fumare. Il pane è sufficiente, anzi è troppo, il companatico è scarso ma abbiamo sempre qualche aiuto proveniente dall’esterno. Gli attendenti ci portano uva e mele, e questo completa i pasti. Di tanto in tanto c’è modo di avere anche qualche borraccia di vino.
Il 22 ottobre sveglia alle 5 e affardellamento degli zaini: si parte. Alle 10 un camion carica i nostri bagagli ed io mi infilo dentro con alcuni altri. Evito così di attraversare la città incolonnato fra gli sgherri. Alla stazione ci viene assegnato un vagone bestiame nel quale entriamo in 35 con tutti i nostri bagagli, compresi i sacchi branda ed i materassi. Mezzo vagone è occupato dal nostro gruppo, bergamaschi compresi, l’altro mezzo vagone è occupato dal Maggiore Rosario Colonna con la sua nidiata di ufficiali siciliani. E qui ha inizio il primo lungo viaggio con proibizione di scendere dal vagone, nonostante che le frontiere rimangano costantemente aperte. Abbiamo al seguito su di un vagone magazzino, viveri a secco per tre giorni.
Alle due il viaggio inizia – si sosta un paio d’ore a Tolone e si prosegue poi verso Marsiglia. Sullo stesso treno ci sono gli ufficiali che hanno aderito a combattere coi tedeschi. La scorta è data da pochi tedeschi e da un reparto di MVSN comandato da un tenente vicentino amico di Brunello e di Ronda. All’imbrunire ci sistemiamo per la notte. Stendiamo a terra alcuni materassi e ci disponiamo uno accanto all’altro. Lo spazio è insufficiente e si deve restare rannicchiati, ma nonostante tutto riesco ad addormentarmi e non mi sveglio né a Marsiglia ne ad Avignone. Ci svegliamo la mattina seguente nella valle del Rodano. Passiamo da Montelimar. Il paesaggio è bello e originale; la vallata è ampia e rigogliosa, il Rodano scorre lento a tratti tra colline rocciose, a tratti nel fondovalle aperto e pianeggiante. Sui crinali della vallata si vedono castelli e monasteri. Si sosta a Valenza e qui i militi fanno sentire la loro autorità sparando colpi di moschetto non appena qualcuno accenna a scendere. Alle 14 transitiamo da Lione. Attraversiamo l’Isère in una vallata che è un trionfo di luci e di sole, ma poco più oltre il tempo si oscura e a sera piove. Sono le 7 quando sistemiamo con complicata manovra i nostri materassi per stenderci una accanto all’altro. Anche oggi abbiamo avuta una razione sufficiente: una salsiccia, pane e due sigari.