Il giorno 2 Bulzacchi rientra dall’ospedale e ci racconta la vicenda dei medici italiani colà impiegati: partirono dall’Italia in settembre con un treno feriti tedesco e dietro parola d’onore che sarebbero stati rimpatriati. Naturalmente la parola non fu mantenuta. A sera, mentre accovacciati nella nostra spelonca attendiamo l’ora di dormire e sognamo pollastri, la porta si apre e compaiono il Capitano Teston, Colombo e Mora. Ci abbracciamo e ci narrano di essere rimasti con la compagnia lavoratori in Francia fintanto che non li hanno invitati a firmare una dichiarazione di fedeltà alla Germania, troppo impegnativa secondo la loro opinione. A differenza di Boschiero, Gelmi e Follonari, non avendo firmato, sono stati invitati con noi. Particolare meraviglioso: sono ben nutriti; sapendoci affamati, distribuiscono pezzi di pane. Addento con indicibile voluttà il quarto di pagnotta che mi vien dato da Mora e sono lietissimo di averli ancora per compagni.
La mattina del 3 si fa sveglia alle 6 e si preparano i bagagli per la partenza. Siamo divisi in due grandi gruppi con destinazioni diverse; ma gli amici son tutti nello stesso gruppo a cui appartengo io. Ci vien data una mezza pagnotta a testa, un paio di formaggini rossi e un pezzetto di salsiccia: sono i viveri a secco per tre giorni, a quanto ci si dice. Oltre ad essi io ho una scatoletta di carne in società con Brunello ed un avanzo del pane di Mora. Verso le 9 lasciamo senza rimpianto il Forte Kronprinz per raggiungere lo scalo merci da cui già siamo passati arrivando. C’è pronta una teoria di carri bestiame abbastanza puliti. Entriamo in 35 in ogni carro. Il nostro gruppo ne occupa una metà. Circola la voce che si vada in Polonia o in Prussia Orientale. Il carro è attrezzato con alcune panche, una stufa, un mucchietto di carbone. La portiera vien chiusa e sprangata dall’esterno. Si parte. Ci ammassiamo attorno alle fessure. Le ore passano lente mentre si viaggia attraverso una campagna a tratti paludosa e a tratti coperta di boschi di faggi e di betulle dai bellissimi colori autunnali. Passiamo da Ludwigshafen e da Mundenhaim semidistrutta dai bombardamenti. Il treno sosta fuori di Francoforte che è in allarme. Sentiamo il rumore degli aerei che sorvolano la città. È notte quando ci vien dato il permesso di scender per le nostre necessità fisiche. Le sentinelle incrociano i fasci di luce delle loro lampade attorno a noi accovacciati nella campagna lungo il treno. Quando entriamo in stazione la Croce Rossa ci distribuisce una zuppa calda e questo dono ha un valore incalcolabile.