Siamo condotti in uno stanzone della infermeria ove ci gettiamo su dei tavolacci: non sono comodi ma passo ugualmente bene la notte perché sono stanco, sono sazio o quasi e perché quell’interminabile tremendo viaggio sta passando nella collezione dei ricordi anziché essere una dura realtà. Il 9 mattina si fa il bagno e la relativa disinfezione degli indumenti e infine veniamo assegnati al terzo Blocco – l’intera Cittadella è divisa in sei blocchi – e assegnati alla quarta Compagnia – dato che nel blocco di compagnie ce ne sono nove. Il comandante della compagnia è un capitano degli alpini – Bisi – e cerca di favorirci per quanto riguarda l’alloggio. Occupiamo una cameretta a dieci posti ed il gruppo è così formato: Capitano Teston, Brunello, Portalupi, Bellodi, Ronda, Bulzacchi, Ungania, Manni, Biraghi e un certo Roncarati, in borghese, capitato fra noi dopo esser fuggito e ripreso ripetutamente. Colombo e Dell’Orto sono alla terza compagnia; Mora è solo ma ha già saputo che i suoi due fratelli, già ufficiali a Merano, sono al primo blocco; quindi fa domanda di raggiungerli e verrà trasferito a giorni. Il Dottor Poidomani e Lendivai si sistemano nella stanza accanto.
Al primo giorno di permanenza digiuniamo o quasi perché non era stata prelevata la nostra razione, ma il luogo, dopo le passate desolanti tappe, ci pare quasi accogliente. Nella stanzetta, pulita e arieggiata, ci sono cinque cuccette a due piani e rimane anche un po’ di spazio per il tavolo che ci viene assegnato e per i dieci sgabelli. Con la cassetta–mensa del Capitano Teston facciamo un altro tavolo di fortuna di modo che ognun di noi ha un posto per sedersi a mangiare. Nei giorni successivi prendiamo confidenza col luogo e ci organizziamo. Ognuno si da da fare secondo le proprie specializzazioni. Si fabbricano mestoli, padellini e arnesi vari per tavola; si montano mensoline sulle spalliere dei letti per sistemarvi le proprie cose. Ognuno ha a disposizione una metà di stipetto per riporvi gli arnesi da tavola e da toeletta. Si organizza il servizio di corvè per il ritiro del rancio e dei viveri dalla cucina, si scrive una prima cartolina a casa ed un’altra alla Croce Rossa di Ginevra. Ogni giorno si ha la sveglia alle 7, adunata alle 8, rancio alle undici, adunata alle 15, rancio alle 17, silenzio alle 22. Alla mattina ed alle 16 vien distribuito un gavettino di surrogato di tè caldo. L’acqua è scarsa: vien erogata per poche ore al giorno ma ci si può lavare, sia pure affrettandosi per far posto agli altri, ogni giorno. I gabinetti sono enormi: è un capannone lungo un centinaio di metri percorso da un fosso con traverse di legno. Ci si abituerà a fare coram populo quanto normalmente si fa in solitudine.