Nel complesso troviamo dell’ordine, dell’organizzazione e della pulizia. Il giorno 12 ci vien data la prima lettera con risposta, sono 27 righe a disposizione per scrivere le proprie notizie e, unito ad esse, un foglio bianco che attenderemo a lungo, con le notizie delle nostre famiglie. Cominciamo a prender pratica della vita di prigioniero, a lavarci (o a lasciar sporca) la gavetta, a tenerci pulita la biancheria con gli scarsi mezzi a disposizione; e la nostra esistenza acquisterà la più esasperante monotonia che si possa immaginare. I primi ranci, dopo le passate esperienze, ci confortano. Ci vengon date ogni giorno delle patate lesse, una fetta di pane, un pezzetto di margarina ed un cucchiaio di zucchero; alla sera una zuppa calda fatta, a differenza di quella di Fort Kromprinz, con verdure commestibili quali carote e verze. Ci accorgeremo presto che, tutto sommato, quanto ci vien dato non basta per far vivere un individuo sano ma, ripeto, dopo le esperienze passate, la certezza di avere qualcosa ogni giorno, è già molto.
Abbiamo avuta, il 12/11, la prima neve. Il 13 è una splendida giornata di sole. Il cielo è azzurro come da noi. Dei colleghi che sono qui da un mese mi dicono che questa zona è fra le più salubri della Polonia – infatti nei dintorni sono frequenti i sanatori. Ci accorgeremo più avanti che il gran freddo polacco è una favola poiché raramente arriveremo ai dieci gradi sotto zero.
Il giorno 15 viene distribuito un cappotto a chi ne è sprovvisto. Mi metto in nota e mi vien dato un cappotto russo, lercio bucato e sfilacciato. Con Ronda e Brunello rientro in perfetta veste di prigioniero – sul cappotto, alle spalle, si vede ancora un vecchi numero sbiadito e sui bottoni c’è la falce ed il martello. Questi particolari, per quanto siano inezie, acquistano per le nostre fantasie eccitate un immeritato valore: i russi avanzano su tutto il fronte; che si debba attendere da loro la liberazione?