A “La Garonne” nella baia di Tolone si passavano i giorni nel modo più invidiabile. I vecchi alpini delle classi 1907-8-9 si trovavano a loro agio anche sulla riva del mare e, stante il loro temperamento pacifico e la loro abitudine al lavoro, non era necessario che l’ufficiale usasse di molta autorità per ottenere il regolare proseguimento dei lavori di fortificazione. Le visite, d’altronde rarissime, di “papaveri” non spaventavano nessuno: il soldato sapeva che alla Compagnia sarebbe toccato qualche premio da trasformare in vino e l’ufficiale subalterno teneva a propria disposizione cento argomenti per giustificare il proprio operato sia in campo tattico che disciplinare; poi c’era a disposizione il Comandante di Compagnia su cui riversare le responsabilità del mal fatto e questi, da parte sua, non aveva difficoltà a ristabilire la pace nei luminosi locali dell’Albergo mediante le più deliziose somministrazioni di cibi rari e proibiti. Ecco perché anche il sensibile e timido Capitano Vecchia non temeva tali visite ed ecco perché Brunello si poteva dedicare alla pittura, Rebecchi alle ragazze, Dell’Orto alla mensa, io alla pesca, senza alcun disturbo.
In tale stato di cose gli animi si rammollivano inevitabilmente e, anche perché persuasi che il nemico ben difficilmente avrebbe fatto tentativi di sbarco d quelle parti, ci si dimenticava di essere in guerra. Al 25 luglio 1943 si accolse con una certa indifferenza la notizia della caduta del fascismo. Si suppose che ci sarebbe stato qualche cambiamento nel modo di continuare la guerra e le parole di Badoglio non permisero di supporre nulla più che uno spostamento di reparti. Infatti dopo non molti giorni alcune divisioni si spostarono verso oriente allo scopo di rientrare in Italia. Anche per noi venne l’ordine di spostamento – nuova nostra sede la Val Tinea. Intanto ogni giorno giungevano nella zona nuovi reparti tedeschi. Il 5/8 ci venne dato il cambio e, in attesa di aver a disposizione i mezzi per il viaggio, il Bataglione Monte Majella si accampava al “Chateau Redon” presso la Vallette. La Costa Azzurra, ed i relativi piaceri della pesca, erano abbandonati definitivamente, ma la prospettiva di un soggiorno in montagna, sul confine italiano, non mi era sgradevole. Gli amici francesi ci salutavano calorosamente e, ai componenti de “L’Annè de l’amour et des Perfums” le ragazze prodigavano gli ultimi sorrisi. Nell’accampamento ci si preoccupava di avere i maggiori agi possibili a disposizione dato che la permanenza poteva protrarsi di parecchi giorni. Si parlava di partenza a metà settembre. Le tende ufficiali si arredavano ogni giorno meglio e, da quella del Cap. Boschiero uscivano, alternate, musica di radio, di grammofono, di fisarmonica.
Una squadra lavorava incessantemente per costruire panche e tavole all’aperto. Le mense di compagnia si erano sistemate nelle case dei dintorni. Il Comando di Btg. si era insediato nella solita elegante villetta ove il Ten. Collefante aveva modo di ricevere degnamente le visite delle amiche. La nostra mensa la stabilimmo presso la famiglia Agosta la cui casa di campagna distava poche centinaia di metri dall’accampamento. Fu li che, durante la cena, la sera dell’8 settembre 1943 ci giunse per radio la notizia secondo la quale il governo Italiano aveva chiesto all’Inghilterra l’armistizio. Nessuno prima si era soffermato a considerare tale possibilità. Anche il nuovo schieramento a cui eravamo destinati in val Tinea, che pur avrebbe dovuto dar da pensare, era stato interpretato come una misura di protezione del confine Italiano qualora gli Inglesi avessero invasa la Francia. L’ipotesi che ci si dovesse trovare in condizione di dover far fronte ai tedeschi era sfuggita a noi come ai superiori comandi. Evidentemente però tale possibilità era stata ben considerata dal nostro alleato d’allora nel periodo immediatamente precedente l’8 settembre. Lo dimostrano molti fatti, apparentemente insignificanti, quali le parole di alcuni ufficiali germanici a noi legati da personali vincoli di amicizia, il concentramento di forze tedesche in quantità superiore al necessario in Provenza, le manovre di attacco al nostro accampamento che, quotidianamente, un reparto tedesco accampato nei dintorni eseguiva con ricchezza di mezzi.