Il giorno 30 novembre i tedeschi ci comunicano che si sono aperte le iscrizioni all’elenco dei lavoratori. Promettono un trattamento conforme alle convenzioni di Ginevra ma, nonostante che la prospettiva sia allettante, io non ne voglio sapere perché è ancora troppo recente il ricordo della precedente turlupinatura e sono di tutta attualità le umiliazioni quotidiane. Ronda e Bellodi aderiscono e si mettono in nota. Sono entrambi giustificati: dalla fame insaziabile il primo, dalla ingenuità il secondo. La faccenda è oggetto di vivaci discussioni in camerata. Sono le solite discussioni che non apportano a nessun risultato perché troppo personali, e quindi diversi, i punti di vista che le informano.
Il 4 dicembre Brunello dà le prime tracce di debolezza: all’adunata si affloscia per terra privo di sensi e ci vuole una buona mezz’ora prima che riprenda conoscenza. È doloroso vedere un uomo così solido ridotto a tal punto. Gli faccio capire che è un momento poco opportuno per risparmiare sulla già insufficiente razione, ma Brunello è troppo affezionato alle proprie cose per cederle in cambio di pane. Io continuo ad eliminare dal mio corredo quanto non è strettamente necessario… più che ogni altra cosa ci tengo a riportare a casa la salute.
La sera del 5 gli spiriti invocati dal Capitano Podio – e si tratta niente po’ po’ di meno della Regina Elisabetta – ci notificano che al 16 gennaio partiremo per l’Italia. Il comico è che la notizia va di bocca in bocca e ritorna a noi come cosa certa: il 16 gennaio si andrà certamente a casa… Ma noi non chiediamo di meglio che crederci un pochino… Tutto serve a tenere alto il morale. Comperiamo in comune della farina e, con la mia parte, faccio un dolce che riesce immangiabile per chiunque non sia un internato di Deblin.
Il 6 dicembre riceviamo 75 sigarette: sono per tre quarti carta e per un quarto tabacco ma è sempre meglio di niente.
Il 7 dicembre a tarda sera suona la tromba – adunata in cortile – ci attendiamo qualche novità importante, invece i tedeschi si limitano a chiedere se fra noi c’è qualcuno che da borghese faceva il prete. La cosa suscita una discreta ilarità alla quale partecipano gli stessi tedeschi. Sono sintomi della loro caratteristica precisione.
Il 9 abbiamo l soddisfazione di sapere che il Comandante italiano del campo, un maggiore in S.P.E. è stato defenestrato dai tedeschi perché rubava le patate… La cosa non chiede commenti; ma che opinione si farà di noi questa gente? Come possono rispettarci?
Il 10 dicembre nevica. Gli ufficiali in S.P.E. vengono mandati in un altro campo. Circola una voce secondo la quale alla Germania è stato posto un ultimatum: o deporre le armi o essere sottoposta a terribili bombardamenti aerei.
Il 12 va in scena, nel teatro di fortuna, uno spettacolo organizzato da ufficiali del campo. Noi passiamo un’ora diversa dal solito e gli attori si conquistano una doppia razione di rancio.