Alle dieci circa la porta vien aperta e, con modi tutt’altro che gentili, veniamo fatti scendere e incolonnati a lato della stazione. Mentre attendiamo ci accorgiamo che una parte del treno, ancora carico, prosegue il viaggio. Questo significa che probabilmente la nostra comitiva sarà divisa. Dopo un’oretta di attesa, e dopo esser stati contati un numero enorme di volte ci si accinge a muoversi. Un operaio che dai vestiti pare francese, passando, getta alcune sigarette a dei miei vicini di posto. Un sottufficiale si precipita a strapparle dalle mani e dalla bocca di chi le ha avute e le calpesta irosamente a terra urlando come un forsennato. All’operaio francese vengon prese le generalità e rivolte non so quali minacce.
Si attraversa, fra le sentinelle armate, la città di Meppen dall’elegante aspetto olandese con tetti alti e finestre ampie e fiorite, poi, a passo da bersagliere, si prosegue attraverso la campagna desolata e brulla. Si fanno sedici chilometri senza incontrare anima viva, incalzati continuamente dalle sentinelle urlanti e pronte a dar spinte e calci a chi si attarda, attraverso brughiere e torbiere, poi si arriva a quella che sarà la nostra residenza.
Entriamo nel campo alle ore 16 di domenica 25 marzo 1944. Veniamo divisi in due gruppi ed assegnati a due diverse baracche. Il capitano che comanda il campo ci fa un predicozzo sulla disciplina da tenere e sulle punizioni in caso di infrazione. Ci avverte anche che non ci sono, per il momento, letti a disposizione e che quindi dovremo dormire a terra sui pagliericci. In ogni baracca infatti sono disposti in bell’ordine, su quattro file, trecento pagliericci. Su di essi ci distendiamo stanchi ed avviliti, a rabbrividire per il freddo ed a consumare le provviste della giornata avanzate. Siamo intirizziti dal freddo ed umidi di pioggia. Siccome nella baracca non c’è luce, appena terminato il pasto ci distendiamo per dormire. Non abbiamo il coraggio di scambiarci parole per non avvilirci a vicenda più di quanto già siamo. Qualcuno porta le prime notizie dal campo: son qui molti di quelli partiti da Deblin prima di noi e, fra di essi, tutti i lavoratori – gli altri sono in campi dei dintorni.