L’accumularsi della fame, della stanchezza, del disagio provocato dalla sporcizia, rende tutti pensierosi. Io, come gli altri, ripenso alla possibilità di un’adesione al fronte del lavoro, dato che dalle baracche di fronte han cominciato a partire alcuni specialisti a cui sono state fatte ottime condizioni. Mi vien la tentazione di darmi in nota come fotografo per avere qualche probabilità di impiego dato che come impiegato ne avrei ben poche. Ma c’è in me una voce interna che mi sconsiglia, anche se la visione di una vita tranquilla divisa fra un laboratorio ed una camera pulita è quanto mai allettante. L’argomento è stato oggetto di troppe discussioni in passato perché possa essere ancora trattato ad alta voce; ognuno si limita a rimuginarlo nella propria testa e vedo Brunello, che passa le ore disegnando ed acquarellando, dare i primi sintomi di indecisione.
6 aprile – Giornata piovosa e malinconica. Brunello prende visione delle Convenzioni di Ginevra per farsi un concetto personale su quanto di lecito e di illecito vi sia nell’aderire al lavoro. Io, per conto mio, decido per l’ennesima volta di temporeggiare nonostante siano cadute le ragioni che mi avevano indotto a prendere in precedenza decisioni negative. Infatti, per ora almeno, le destinazioni a impieghi vengono fatte, consenziente l’interessato, secondo le specializzazioni personali. Sono gli stessi industriali tedeschi che vengono al campo a scegliere il personale che occorre loro e, i prescelti, sono soddisfattissimi anche per le condizioni di vita e di retribuzione che vengono loro fatte.
Dal 25 febbraio non mi rado la barba, nonostante la proibizione, poiché una delle tante superstizioni da prigioniero, mi fa presentire che quand’essa sarà lunga tre centimetri avverrà qualcosa di sensazionale. I radi peli del mio mento hanno già sorpassato il centimetro – a metà raggiunta, se gli avvenimenti non avverranno, li provocherò io dandomi in nota come lavoratore – penso che farò magari il facchino ma che un’estate nella stretta odiosa comunità della baracca cercherò di non passarla.
Dal 25 febbraio, data di una cartolina mandatami da Nino, non ho notizie dall’Italia ed i giorni passano senza che il servizio postale accenni a riprendere. I tedeschi, come per ogni nostra necessità, rispondono con il solito “morgen”. È stato consentito di scrivere ma non è ancora stato stabilito l’indirizzo del campo per la risposta – inoltre non sono state distribuite le cartoline ed io non ne ho conservate quando ne davano parecchie. Penso che anche per Renata, analogamente a quanto scrivono famiglie di altri, il quotidiano problema degli approvvigionamenti sia sempre più irto di difficoltà e penso a quanto le vien sottratto dai pacchi per me. Anche questo è un elemento da tener presente nelle mie decisioni dato che viver sano qui senza l’aiuto dei pacchi è impossibile. Il sacchetto del riso che mi dà l’aiuto quotidiano cala inesorabilmente ogni giorno e fra breve saran dolori.
Sta trascorrendo la settimana santa senza che i tedeschi abbiano provveduto ad inviare al campo un prete per accontentare la richiesta dei credenti. Anche questo fa parte del programma di rappresaglia verso i “traditori”?