Sabato 13 – I tedeschi danno la sveglia alle 5.30 sparando colpi di pistola. Urlano alla impazzata di uscire immediatamente e non ci lasciano vestire completamente né lavare. Alle 5.45 siamo fuori ma a quanto pare, non siamo stati abbastanza svelti tanto che per punizione siamo lasciati per un’ora fermi in riga. Segue l’appello e l’ordine di depositare in magazzino i bagagli pesanti che ingombrano le camerate. Durante l’adunata pomeridiana vien passata una rivista alle camerate che permette al maresciallo di urlare più del solito. Vuole che si stia sull’attenti, quando ci conta, il bravuomo, e par che goda di ogni angheria che può farci. Ciononostante c’è chi lo colma di sorrisi e complimenti per “refilargli” una saponetta in cambio di pane, e questo disgusta. Ho un carico tale di rancore, di amarezza, di odio, dentro di me che non capisco come mi possa essere possibile continuare questa grama esistenza. Se non fosse per quel tenacissimo filo che mi tiene unito ai miei cari lontani e che mi rammenta che ho il dovere di ritornare, tenterei ogni cosa pur di togliermi da questo supplizio.
La domenica passa non diversa dagli altri giorni salvo minor rompimento di scatole da parte dei tedeschi. Si inaugura la cucina costruita dagli ufficiali nel cortile e, sotto un gran vento e scrosci d’acqua e di sabbia, riesco a cucinarmi un risotto. Ho dovuto disfare il mio tavolino perché severamente proibito, quindi riprendo la posizione distesa durante gran parte della giornata – la posizione all’indiana per la consumazione dei pasti. Mi sto abituando alla mancanza di tabacco e, salvo alcuni momenti del giorno, la sofferenza va diminuendo. La settimana inizia con un rilassamento nella disciplina, o almeno, con un ritorno alla normalità. I tedeschi hanno modi meno bestiali del solito e forse ritengono in tal modo di farsi perdonare il furto delle coperte. Compiono anche il magnanimo gesto di dare, o meglio rendere, una coperta ai prigionieri che hanno superato i 45 anni!
Mercoledì 17 un bollettino ci porta la notizia dell’evacuazione della Crimea e dell’attacco in Italia. Circola anche la notizia ufficiosa della presa di Roma.
Giovedì 18 – Ricevo una cartolina del 2 maggio con buone notizie circa la pratica svolta dalle Acciaierie per il mio rientro e questo mi risolleva il morale. Anche le notizie militari sono confortanti; però ancora non vien portata dal bollettino la notizia della presa di Roma che circola con insistenza nel campo. La mattina, durante l’adunata, i tedeschi hanno fatto man bassa delle nostre coperte lasciate incustodite in camerata.