Nel pomeriggio di mercoledì abbiamo uno spettacolo che ci fa passare due ore piacevoli: si tratta di un concerto e di una recita improvvisati da internati che hanno ancora la buona volontà di prendere iniziative del genere. Il resto della settimana trascorre senza nulla di notevole – niente pacchi, niente tabacco: il vizio di fumare rimane, latente, e di tanto in tanto fa sentire la sua forte voce. Anche i viveri diminuiscono velocemente nonostante il razionamento.
Venerdì 26 confeziono, in società con Pluto, un manicaretto di riso e castagne; a Pluto, sempre fortunato, è arrivato un pane recentissimo. Segue un minestrone di pasta e fagioli l’indomani. Cedo un paio di mutande per 15 patate e queste costituiscono un aiuto che permette di economizzare il riso e la pasta. Domenica ci vien dato un discreto rancio di patate e carne – buono ma poco. I bollettini ci portano notizia dell’avvicinarsi degli inglesi a Roma, ma da essi risulta anche una calma costante e demoralizzante dal fronte russo; si fanno molti discorsi in merito e ci si tien alto il morale a vicenda con ipotesi ottimistiche.
Ricostruisco, nonostante il divieto, il mio tavolino da letto. Sabato e domenica son state giornate decisamente estive – si è passati bruscamente da inverno a estate nello spazio di 24 ore. I cortili sabbiosi, pieni di internati seminudi, hanno preso l’aspetto di spiagge popolari. Anch’io ho trascorso buona parte della giornata leggendo sdraiato al sole. Ogni giorno i tedeschi richiedono dei lavoratori d’ogni specie: operai tessili, metallurgici, agricoli, lavoranti del cuoio ecc. ed ogni giorno qualcuno parte allettato dalle buone condizioni promesse e soprattutto dalla parvenza di libertà concessa. Ormai è stata dimenticata ogni causa di ritegno e ognuno cerca di risolvere come meglio può il suo problema personale. Si dice anzi che, volenti o nolenti, fra breve tutti dovremo andare a lavorare – e forse questa sarebbe la soluzione migliore.
Il giorno 30 ritiro un pacco speditomi da Lina, una cartolina della mamma ed una cartolina di Brunello, in data 22/5, nella quale mi comunica che è ancora in attesa del rimpatrio. Mentre ritiro il pacco ne vedo un altro, spedito dalla mamma, che ritirerò a giorni. Quindi il 30/5 è giornata da iscriversi nel libro d’oro della prigionia. Il bollettino fa pensare imminente la caduta di Roma – ogni giorno la nostra vita all’aria aperta è disturbata da allarmi aerei in seguito ai quali dobbiamo ritirarci in baracca; le formazioni di quadrimotori passano quasi ininterrottamente per ore ed ore, diretti a oriente, poi tornano tranquilli ed indisturbati.
Il 31/5 ritiro l’altro pacco, spedito da mamma, ove trovo, fra le più doviziose cibarie, ben 200 gr. di tabacco – qualcosa, al valore attribuito nel campo, come 10.000 lire!!! Il tormento dell’astinenza è finito!! E i pacchi sono arrivati così a proposito da non lasciarmi neppure un giorno senza “miglioramento rancio”. Mi si dice che a Versen le sigarette, a gennaio, venivan pagate 250 lire l’una! Quindi la mia valutazione è stata molto modesta.