Il tempo si mantiene incostante e ventoso. Di tanto in tanto si può passare qualche ora al sole per disinfettare la pelle bianca e foruncolosa per via della lunga costrizione in vestiti pesanti. Durante la notte siamo perseguitati da miriadi di pulci feroci. Io riesco ad evitarle entrando in una fodera da pagliericcio cucita a sacco e chiudibile a perfetta tenuta attorno al collo, ma la maggior parte deve rassegnarsi a dare il proprio contributo di sangue. Anche i pidocchi non sono rari e questi si debbono esclusivamente attribuire alla sporcizia e all’incuria di molti. Il comando del campo è stato assunto dal Colonnello Biglia il quale inizia la propria opera con un discorso che impressiona sfavorevolmente. Le persecuzioni per il lavoro continuano di pari passo con le richieste di lavoratori provenienti da ditte private. Esse si manifestano sul funzionamento delle cucine e sulla possibilità di organizzare passatempi sportivi, ma anche ad esse ci stiamo abituando.
I bollettini dei giorni 10 e 11 sono densi di avvenimenti e suscitano infiniti commenti e previsioni. La dose di ansie, di speranze, di timori che ognuno ha in cuore, sarebbero sufficienti a far impazzire gente meno allenata di noi. Abbiamo fatta un’iniezione antitifica e questa mi lascia un malessere generale. Rimango per un paio di giorni disteso – i miei muscoli si afflosciano sempre più. Il 13 luglio ritiro un pacco spedito da Lina – è stato lasciato sotto la pioggia e poi tenuto quindici giorni in magazzino per via del sistema di distribuzione limitata e per la scarsa intelligenza dei postali che potevano dargli la precedenza. Ci trovo pane e farina ammuffiti – ma poco va sciupato poiché qui siamo tutti maestri nell’arte delle utilizzazioni integrali.
Il 13 sera il mio castello si sfascia con gran fragore e Pluto mi riceve in testa con tutti i miei averi. Me la cavo con una contusione al ginocchio che mi fa passar male la notte. Il mattino seguente, non potendo camminare, vado all’infermeria ove mi fanno la solita medicazione a base di tintura d’iodio. Domenica 16, dopo la solita lunga adunata con rivista di pulizia, la tromba ci richiama una seconda volta. Ci vien comunicato che il campo deve essere sgombrato. La 5a baracca partirà all’indomani e passerà la rivista al bagaglio grosso in giornata. Noi faremo la rivista martedì e partiremo mercoledì. Passo due giorni in preparativi e, con l’aiuto di Pluto che ospita parte della mia roba nella sua valigia, riesco a sistemare i miei averi in gran parte alimentari dato che ho ritirato un altro pacco. Alla rivista della Polizia nulla mi vien tolto ma poi il Comandante del campo mi sequestra il materasso ed una coperta. Rimango con una sola coperta. Il ginocchio mi duole sempre ma non è motivo sufficiente per essere trasportato in decanville, quindi dovrò sorbirmi i 15 km fino ad Oberlangen.