Per ragioni di forza maggiore – mancanza di carta – ho dovuto desistere dalla continuazione della storia della mia prigionia. Riassumo ora i fatti principali avvenuti in gennaio. La temperatura si è mantenuta rigida per tutto il mese tra i –10 ed i –20 con frequenti nevicate. Ci siamo abituati al clima e questo ci ha permesso di riprendere un minimo di attività per passare il tempo almeno per qualche ora al giorno – perquanto anche le permanenze a letto per lunghe ore sono diventate consuetudinarie anche per me. Per quando riguarda l’alimentazione, gennaio può considerarsi un buon mese: ho il pacco di zio Oreste quasi intatto e con esso tiro avanti fino all’Epifania, giorno in cui ritiro un pacco di Renata che mi dura fino al 17, faccio un paio di giorni alla razione poi giunge il pacco di mamma e infine quello di zio Grassi. Circa contemporaneamente giunge distribuito nell’ultima decade un po’ per giorno, un buon aiuto del Saimi, consistente in 18 gallette e due scatolette di latte condensato. Impacchetto 12 gallette e due scatolette di latte condensato. Impacchetto 12 delle gallette col proposito di conservarle per ogni evenienza e mi cucino ogni giorno qualcosa di prelibato dato che ho a disposizione ottimi condimenti quali burro e parmigiano del pacco Grassi. Arrivo a fine mese con una scorta sufficiente per completare i pasti di tutto febbraio.
Massari ha ricevuto due pacchi più di me e anche Manni finalmente ne riceve due a distanza di un giorno. La buona alimentazione e la possibilità di fumare quel tanto che basta vale a tener a posto la salute. D’altra parte le notizie militari che cominciano a giungere il 13 circa l’attacco russo valgono a tener alto il morale. Di giorno in giorno ci rendiamo conto della grandiosità dell’offensiva russa che a fine mese si svolge sulle rive dell’Oder minacciando da breve distanza la capitale. Nell’interno del campo intanto continuano i prelevamenti per il lavoro. Vengon letti elenchi ogni giorno ed ai chiamati non rimane altro da fare che preparare i bagagli e partire. Il nostro turno viene il 31 gennaio, giorno in cui siamo invitati – blocco 12° al completo, esclusi agricoltori – a presentarci in teatro. Qui ci vien detto, il primo febraio, che saremo assunti da una fabbrica di apparecchi elettrici di Luneburg. Le informazioni che possiamo assumere ci fan sapere che la destinazione non è fra le peggiori – in quanto al lavoro che dovremmo fare non possiamo saper niente ma è evidente che ce ne sarà d’ogni specie. La novità mi lascia abbastanza indifferente e mi meraviglio per il punto di fatalismo al quale sono arrivato: mi pare che quanto accade e sta per accadere riguardi un altro.
Passano intanto i primi giorni di febbraio ed arriviamo al 5 senza che ci sia stato precisato il giorno della nostra partenza. Il 3 son partiti quelli della camerata che esercitavano professioni attinenti alla agricoltura e fra di essi i più noiosi chiacchieroni della camerata tipo Santangelo. Rossini pure parte e l’inseparabile Armiento deve restare per un ascesso causato da congelamento ad una mano. L’infermeria l’ha dispensato dal partire ma poco dopo un tedesco entra arrabbiatissimo in camerata strillando “Armiento total bagaglio cincve minuti raus partire” e ci vuole del bello e del buono per fargli capire che Armiento è ammalato e non renitente. Il 7 vengono due dottori in camerata a visitare Arena e senza pronunciarsi ne ordinano il trasporto immediato all’infermeria. Vediamo uscire la barella e sappiamo purtroppo quale sia il tristo male che, irrimediabile e sottile, incombe su tutti noi.
Durante la notte le levatacce sono inevitabili ed improcrastinabili: ci si sveglia e si deve correre al gabinetto nell’angolo in fondo alla camerata ove lo scrosciare delle pisciate è continuo come se vi fosse un rubinetto dimenticato aperto. Di tanto in tanto qualche imbranato semi addormentato perde l’orientamento e nel buio più nero, dopo aver inutilmente brancolato tra tavoli e panche, chiede soccorso; allora lo si radiocomanda fino al posto non senza allungargli il percorso, cosa divertentissima. Io mi alzo una o due volte per notte ma c’è chi arriva a dieci o 12 alzate, il che è esasperante. Questa è una delle conseguenze del particolare vitto che ci vien somministrato e che consiste attualmente in 200 gr. di pane, 25 di margarina, 25 di zucchero, una sbobba di rape o crauti, 250 gr. di patate lesse. Alla domenica lieve aumento di pane.
Anche il 7 è passato senza che si sia parlato di partenza. Nei giorni successivi continua il prelevamento di interi blocchi di lavoratori destinati all’agricoltura o all’industria ma pare che si siano dimenticati di noi. Il 14 siamo ancora tranquilli nel campo. Finalmente ricevo notizie recenti da casa: una cartolina del 16 gennaio di Renata con buone notizie sue e la comunicazione dell’avvenuta spedizione di ben sette pacchi in gennaio. Rispondo subito protestando per tale esagerazione e, contento in cuor mio, comincio ad attenderli dato che ad alcuni milanesi son già arrivati dei pacchi di gennaio. Il clima si mantiene mite e questo, unito alla sufficiente alimentazione assicuratami per tutto febbraio, permette di vivere un po’ meno da marmotta. Ogni giorno mi cucino un po’ di riso, spesso in società con Massari o con Manni e, con l’aiuto delle gallette che non riesco a conservare intatte, ho modo di mettere assieme un pasto per mezzogiorno. La sera mangio i viveri della razione. Il fornellino funziona sempre eccellentemente e mezza camerata ne usa con vantaggio di tutti dato che è l’unico che non fa fumo.