Un giorno decidiamo per una gnoccata, con Massari e Manni e, approvvigionate le patate con sigarette, le impasto con farina, a piene mani. La cucinatura è laboriosa per via dei mezzi ridotti a disposizione, ma alla fine i 300 è più gnocchi sono pronti, fumanti e ben conditi, con il loro aspetto tutto casalingo. Non mancano in camerata i momenti di buon umore a spese di qualcuno: Tommasinelli è una vittima frequente, con la sua mania di raccontare episodi più interessanti di quelli raccontati da altri. Il 14 Manni che in dieci giorni ha divorato due pacchi, gli aiuti del Saimi ed il ricavato di un paio di scarpe è di nuovo alla razione e passa gran parte del suo tempo a letto. Massari riceve qui il 10° pacco e, beato lui, ha una cassetta piena di viveri. Gli arrivi di pacchi son diventati rari e scarsi a causa delle diradate spedizioni e delle difficoltà di trasporto. Brustia è stato prelevato con il blocco 8 e deve partire il 20 per una località sul confine danese come ogni agricoltore. Capretti è partito il 13 per Luneburg.
Al 21 siamo ancora in attesa di notizie circa la nostra partenza della quale non si è più parlato. Tommasinelli ha avuto la visita del fratello repubblicano che gli ha portato un paccone di viveri per via dei quali ci fa una testa come un pallone. Ogni giorno abbiamo dei lunghi allarmi che ritardano le distribuzioni viveri e la camera rimane in preda al più nero nervosismo. Colombo è alla razione e passa il tempo a litigare con la voglia di mangiare e quella di conservare il pane per la sera e finisce col mangiucchiare a raterelle senza togliersi mai la fame – è poi nevrastenico per mancanza di sigarette e continua a frugare nelle tasche per mettere assieme una cicca con rimasugli di tabacco inesistenti. Io fumo 30 gr. di tabacco al giorno e gli amici non mi fregano più; sacrifico ancora qualche grammo di tabacco per comprare moduli lettera. Il 21 con una sigaretta compro dal capitano Andreotti due lettere e due cartoline: scrivendo abbondantemente aumento le probabilità di avere risposte.
Pacchi non ne arrivano per nessuno. Il Saimi ha cessate le sue elargizioni. Il 20 vien sgombrato il blocco 1, 2, 3, 4 ove andranno dei prigionieri francesi. Quelli che li abitavano vengono ripartiti nelle altre baracche – da noi vengono 15 persone che si sistemano sulle tavole e sulle panche. Le partenze per il lavoro sono in gran parte sospese – solo piccoli gruppi partono per i dintorni. Quelli per le tessiture di Nordorn rientrano al campo dopo una sosta di tre giorni nel forlager.
Il 22 sera, dopo una intera giornata in allarme, vengon avvertiti quelli del blocco 8, tra i quali Brustia, che dovran partire l’indomani mattina. Ma il 23 mattina la partenza è una finta: escono e rientrano al campo perché non funzionano le ferrovie. Il 23 la razione di patate vien ridotta a 150 gr. e dal 26 cesserà completamente – altro giro di vite. Il guaio è che il 23 termino i miei viveri. In compenso ricevo la notizia, con lettera del 22 gennaio di Renata, che in gennaio mi hanno spedito 10 pacchi – campa cavallo…
Al teatro assisto alla rappresentazione di “Spettri” di Ibsen, splendidamente recitato; ho ceduto l’ultima galletta e in comune con Massari cucino l’ultimo riso e fagioli. Dal 24 sono alla stretta razione; ha ancora 3 gr. di tabacco, a consolazione, per pochi giorni. Il 24 ci danno notizie precise sulla nuova razione: pane 175 gr., patate 180, margarina, orzo e altri generi da minestra, zucchero ecc. dimezzati e questo coincide con la fine dei miei viveri! Ricevo lettera 18 gennaio di mamma che mi conferma le molte spedizioni; anche i Pozzi han spedito due pacchi – che sforzo in 18 mesi!
Il 25 mezz’ora di punizione all’aperto per indisciplina all’appello poi allarme: giungono certi sgrulloni dai dintorni che ci tengono allegri nonostante il ritardo dei viveri. Il 26 la razione consiste in sbobba di rape, 175 gr. di pane, 20 di margarina e 20 di zucchero. Il 27 ci sono in più le patate. Il 28 di nuovo come il 26; in compenso ci si promette una revisione della tabella viveri. Ogni giorno restiamo in allarme per cinque, sei e anche più ore. Non ci si può arrischiare ad andare attorno perché si arrischia di non poter rientrare in baracca né per i viveri né per dormire. Ho una fame nera. Il 28 termino il tabacco.