Al Comando è stata esposta la lettera con la quale la C.R.Int. ci promette aiuto. Come e quando questo sarà realizzato non lo sappiamo – ed io personalmente ho molti dubbi – ma ciò non impedisce di trattare a lungo l’argomento soprattutto per quanto riguarda il modo di utilizzazione e la durata degli splendidi pacchi americani contenenti corned beef, salmone, pasta di salame, marmellata, biscotti, latte in polvere, caffè vero, saponette, patè, cioccolata vitamine e ben 100 sigarette Camel o simili. Diciannove mesi di dura prigionia mi hanno insegnato a considerare non fatti per noi tali lussi.
La mattina del 5, alle 8, improvvisamente ci vien dato ordine di prepararci a partire alle 11 abbandonando il bagaglio non spalleggiabile: un colpo di naia che non ci aspettavamo e che ci lascia di gesso. Addio dolce speranza di trovarci allegramente circondati sul posto! Affardelliamo gli zaini; io non ho più niente da abbandonare, ormai, ed in meno di mezz’ora son pronto. Più tardi gira voce che andremo nel forlager. Alle 11 adunata e si parte effettivamente per il forlager ove prendiamo posto nei tendoni che lì son stati allestiti, circa 300 persone per tenda – si conserva la suddivisione come prima per gruppi e con Manni mi do da fare per allestire un giaciglio di rami di pino. Ci vien dato il solito rancio – giovedì, giuliana – e mi abbuffo con patate supplementari acquistate con sigarette. Il Colonnello italiano ci raccomanda cameratismo e serenità nelle ultime giornate di prigionia.
A sera abbiamo la lieta sorpresa di accorgerci che nella tenda piove circa come all’aperto – anzi si direbbe di più. Ci ripariamo con mezzi di fortuna come meglio possiamo e ci prepariamo alla notte. Ci è stata distribuita, a mo’ di paglia, della cartaccia tagliata a strisce. Gli accidenti ai tedeschi si sprecano. La notizia dell’occupazione di Hannover vien data come sicura ma non mi persuade.
Il 6 mattina ci vien comunicato che torneremo nelle baracche, in soprannumero, data la situazione disperata nei tendoni. Per tutto il giorno è un trambusto di zaini e pagliericci dai tendoni alle baracche; verso sera, dopo varie complicazioni, siamo destinati alla 5/2 in quattordici. Con me sono Manni e Massari. Colombo e Pluto sono alla 8/3. Nella nuova dimora trovo Varisco, Pellacani e Canale che già conosco. Ci sistemiamo sulle panche ove dormo benissimo, forse per lo stato di stanchezza e prostrazione in cui mi ha messo la giornata movimentata. Durante tutta la giornata, intorno al campo, sulle strade, c’è stato gran movimento di macchine e truppe; ma non si è potuto vedere la loro direzione di marcia. Si parla di due colonne angloamericane che puntano su Brema e Amburgo. Nei boschetti attorno al campo ci sono artiglierie e mortai a 6 canne.
Il 7 compio tranquillamente i 31 anni – è il secondo compleanno – sola speranza è quella di passare a casa almeno il secondo onomastico. Durante la giornata si passa dallo stato di euforia di ieri ad uno stato di depressione e questo perché vengon smentite le notizie di Hannover, Brema ecc. Mi corico a sera sulla panca piuttosto depresso. Non mi abbandona il pensiero di quanto diversa sarebbe stata questa giornata se passata in famiglia.
Domenica 8 passa senza novità sensazionali – la fame è ormai la mia inseparabile compagna di ogni ora. Decido di attendere ancora una settimana e poi di vender l’orologio, se nulla interviene a favore del nostro stomaco. A sera tento il lancio della gavetta di Brianzoni al di là del reticolato – mi fido di un celebre lanciatore il quale la fa cadere giusto fra i fili spinati. A Brianzoni devo dare sei sigarette – passo la notte quasi insonne pensando al modo di procurarmele senza fare un giorno di digiuno – non mi interessa il fatto che la sentinella mi abbia colto in flagrante e mi abbia preso il numero – sarà qualche giorno di pace in prigione.
L’8 vendo a Giuffrida la matita automatica per 8 sigarette – pago la gavetta e ne fumo due. Arrivano dei francesi che vengon messi nelle baracche che furono nostre. Non sono ancora entrati che vengon loro distribuiti i pacchi della C.R. e si stabilisce subito un vantaggioso commercio del quale non arrivo ad approfittare. Si vendono gavette a 20 e più sigarette. La mia scalogna non è indifferente. Il 10 vendo una camicia ed un paio di calze per 30 sigarette – mi va male il tentativo di vendere la sahariana per farina.