Alle sei del 9, giovedì, mi alzo e raggiungo gli altri con tutto il mio bagaglio; con una storiella alla sentinella inglese esco dal campo e mi avvio verso Bergen. Lo zaino pesa ma mi sento in forze. Passato Bergen cominciano a darmi noia gli stivali; li sostituisco con le scarpe e proseguo. Gli altri scarichi vanno più svelti e li lascio andare. Ho le gambe indolenzite – al 10° Km temo di non farcela più – un paio di simpamine mi danno la frustatina e proseguo. I piedi disabituati mi bruciano – cambio le calze e proseguo senza badare alle molte bolle sulle piante. Le spalle cedono sotto i 30 Kg di zaino; tiro le cinghie e proseguo. Non ho acqua e quindi non posso mangiare nonostante la fame – tiro anche la cinghia dei pantaloni e proseguo. Lento e traballante arrivo al 15° Km, in vista di Wietzendorf; altri 3 Km mi separano dal campo e li percorro lentamente ma senza fermarmi perché so che se mi sedessi per qualche ora non potrei continuare.
Arrivo, se Dio vuole e in camerata mi accolgono festosamente. Manni mi è venuto incontro ma non l’ho incontrato perché ha fatto l’altra strada – peccato perché mi avrebbe aiutato. Mangio e poi mi distendo sul letto. Mi prendono in forza senza difficoltà e mi danno i viveri. La situazione partenze è brillante: 200 partiti ieri, 700 oggi, sosta il 10, 700 l’11, 700 soldati il 12 e giovedì 13 toccherà a noi salvo imprevisti. E gli imprevisti si verificano: il 10 sera vien l’ordine di sospensione delle partenze per il crollo di un ponte in zona americana. Non si sa per quanto tempo. L’11 si precisa che il ponte è nella valle dell’Inn. Il 12 gira voce che la sospensione sia causata dal rimpatrio di greci e jugoslavi che devon transitare per il Brennero. Su quanto durerà la sospensione permane il mistero. Intanto piove piove piove da mattina a sera ogni giorno senza eccezione e la vita nel campo è quanto mai asfissiante.
Lunedì 13 vado a Munster – si combina una gita ad Amburgo per mercoledì ma il tempo minaccia di non permetterlo. Martedì 14 piove senza interruzione fino a sera. Mercoledì 15 un urlo ed un fremito percorrono il campo: preparare per domattina 1000 partenti – ma è breve gioia – poche ore dopo viene il contrordine e con esso la delusione. Giovedì 16 arrivano cinque autocarri da Brescia. Dovrebbero partire o i bresciani o i primi dell’elenco – si discute a lungo, poi il comando decide di mettere a disposizione ben due posti per i bresciani e di far partire tre gruppi da 30 primi in elenco – gli altri vengono scelti a colpi di raccomandazioni – così gli autisti, il Comandante Morena, don Pasa lopossinammazzallo il comando, il prete della missione pontificia ecc. compilano elenchi di raccomandati da far partire – così i camion dovrebbero capire 300 persone. Io tento con il cronometro di commuovere gli autisti ma questi son galantuomini o hanno amici in abbondanza e non riescono ad accontentarli – con i superiori gerarchi non c’è niente da fare. Anche Manni, nonostante la cittadinanza bresciana resta a terra. Ma a consolarci viene nel pomeriggio l’ordine di partenza di 1000 per l’indomani – crediamo di esserci, ma il Comando trova il sistema di fregarci a vantaggio dei soldati – altra delusione – mi sto convincendo che la pazzia è atavica – ereditaria – perché se venisse così, in seguito a troppo considerare e a troppo penare, noi saremmo tutti pazzi.
Il 17 mattina non tutti quelli in nota riescono a entrare nei camion; in compenso ne partono degli extra. A mezzogiorno ne partono, fra la gioia comune, ben 1000 sui camion inglesi. Dovremmo esser compresi anche noi ma il demagogo comandante fa una porcheriolina a favore dei soldati. A sera giunge l’ordine di partenza per altri 1000 – questa volta ci siamo compresi – trepidiamo per tema del contrordine ma questo non viene. A sera preparo il bagaglio – fra le risate generali mi carico del pentolone a pressione. Sabato 18, abbracciato Gaggi, alle 9,0 puntualissimi arrivano i 50 autocarri – ordinatamente saliamo in 20 – alle 9.30 lasciamo il campo – spero di non doverlo vedere mai più. Alle 12.30 siamo a Bramsweig.
C’è molta organizzazione – ci assegnano le camere nella grande caserma e ci fanno fare un’adunata di prova. Vado in stazione: ci sono 50 vagoni per noi già pronti oltre quello dei viveri e quello della scorta. Vado in città a dare uno sguardo alle rovine. Siamo alla razione UNRRA: 500 grammi di pane tedesco, 200 di carne, un po’ di formaggio o marmellata – per me il pane è poco. Domenica 19 alle 6 sveglia, adunata per gruppi di 30 già prestabiliti, occhiata poco severa dell’ufficiale dell’UNRRA al bagaglio che non dovrebbe essere più di 25 kg. e poi zaino in spalla per i quattro passi fino al treno.